Mangiare non è solo una questione di apporto calorico…sedersi ad una tavola (in gergo “mettere le gambe sotto il tavolo”) significa soprattutto alimentarsi di sensazioni ed emozioni, quindi la scelta della compagnia e del contesto è essenziale.

Dal punto di vista psico-sociale nella vita quotidiana i pasti hanno un significato socio-educativo fondamentale. La tavola è un “lubrificante” sociale; da sempre infatti il “convivio” rappresenta il luogo preposto alle grandi decisioni (accordi politici, matrimoni, protocolli d’intesa, decisioni familiari, etc…) grazie alle importanti dinamiche psicologiche che vengono attivate dalla partecipazione di più persone ad una medesima attività considerata basilare e vitale. Ciò è confermato dal senso comune, ad esempio quando le persone, inopportunamente apostrofate da qualcuno, rispondono – “Ma io e te si è mai mangiato insieme?”

A tavola, più di ogni altro contesto, vengono favoriti lo scambio e il confronto affettivo e intellettuale; e i pasti, se preparati con cura e amore, contribuiscono a creare un’atmosfera di calore e benessere. D’altra parte il momento del pasto rappresenta anche un importante indice dello stato di salute psico-emotivo del nucleo familiare e un vero e proprio specchio dei rapporti fra i vari membri, anche attraverso l’osservazione di come essi si dispongono a tavola e di come interagiscono fra di loro.

 

A tavola scegli il tuo posto!

Come insegna la Psicologia ambientale la scelta e l’utilizzo dello spazio personale da parte degli individui anche a tavola non cambia le proprie regole, le quali si basano essenzialmente su criteri di utilità, comodità, opportunità e gradevolezza. In altre parole, anche al momento di prendere posto intorno ad una tavola imbandita saremo guidati da una serie di fattori di cui non sempre si è consapevoli; molti di essi infatti sono inconsci e si basano sulla percezione di segnali analogici che le altre persone (o il contesto stesso) ci inviano. Così la scelta del commensale che sarà nostro vicino di tavola non risulta così immediata e automatica come potrebbe sembrare.

Ciò è confermato da alcuni curiosi dati empirici; alle cene numerose spesso prima di sedersi si verifica un attimo di esitazione collettiva dovuto proprio alla scelta del posto a tavola, che spesso viene condizionata se qualcuno, arrivato in precedenza, si è già seduto aspettando gli altri. Ai convivi nuziali (o comunque cerimoniali) è tipica la curiosità degli invitati di sapere il tavolo cui sono stati assegnati proprio per conoscere l’identità dei commensali, predisponendosi di conseguenza.

 

Di fronte o di lato?

Anche la posizione reciproca dei commensali intorno alla tavola determina la TIPOLOGIA dell’interazione che si stabilirà fra loro, che dipende in parte anche dalla forma e dalla disposizione del tavolo intorno al quale ci si siede (ad esempio quadrato, rettangolare, a “ferro di cavallo” o rotondo). La TAVOLA ROTONDA, ad esempio, offre la stessa possibilità a tutti i presenti di disporsi in un’identica posizione rispetto agli altri, in qualche modo omologando distanze e differenze di conoscenza e confidenza reciproca fra i vari commensali, stabilendo una sorta di armonia standardizzata; infatti, per questo, viene privilegiata nei contesti cerimoniali (matrimoni) o comunque formali, ma anche in occasione di riunioni fra persone che risultano in autentica amicizia.

Quanto alle posizioni, quella frontale (che predispone maggiormente gli individui al contatto visivo) tipicamente viene preferita nel caso di persone in fase di conoscenza (ad es. primo appuntamento) o in tutti quei casi in cui si preferisce mantenere una distanza sociale, probabilmente adeguata al grado di confidenza, ma allo stesso tempo si è incuriositi o interessati dalla persona. La posizione obliqua permette ancora di più di tenere tale distanza, perchè limita il numero dei contatti visivi e, in contesti familiari, può essere indicativa di chiusura, ad esempio, nei confronti di una specifica persona. La disposizione fianco a fianco a tavola è generalmente indicativa di un maggior grado di conoscenza e vicinanza fra individui, la cui relazione interpersonale (di qualsiasi natura essa sia) appare sostenuta da valide e comprovate argomentazioni (complicità, intesa intellettuale, etc..) e non necessita del rinforzo dato dal contatto visivo frontale.